La canzone napoletana è sicuramente la più cantata al mondo e, di fatto, è un patrimonio dei napoletani.
La canzone napoletana nasce dal bisogno di comunicare sentimenti ed è per questo motivo che le parole assumono un’importanza fondamentale. La canzone napoletana nasce dal testo, vera e propria poesia, e solo in seguito viene inserita la musica, che ha solo il fine di rendere più accessibili i versi. Quindi una raccolta di canzoni napoletane classiche è, prima di tutto, un’antologia di poesie.
L’antesignano della canzone napoletana non è un cantante ma un letterato del 1200: Boccaccio con il suo Decamerone.
Egli fu il creatore, per la prima volta, di strofe in vero dialetto messe in forma di cantilena: Jesce sole.

Invece il vero e proprio genere musicale della canzone napoletana, nasce nel 1835. Durante una festa tra amici a Piedigrotta, avvenne per la prima volta l’esecuzione di “Te voglio bene assaje”. Questa canzone, tuttora famosa, venne scritta da Raffaele Sacco, ottico per professione e poeta per diletto e probabilmente venne musicata da Filippo Campanella. L’autore, però, ha sempre sostenuto che la musica fosse stata opera di Gaetano Donizetti, in quel periodo a Napoli. Negli ultimi anni dell’800 furono composti tanti pezzi e alcune tra le più belle canzoni napoletane. Un artista di spicco di quell’epoca fu Enrico Caruso, probabilmente il miglior esecutore della canzone napoletana. Nel 1898 compose un capolavoro assoluto della canzone napoletana: ‘O sole mio.

Tra i migliori autori è necessario ricordare Salvatore Di Giacomo, che nel 1886 compose “A Marechiare“, e Libero Bovio. Quest’ultimo nel 1917 compose la meravigliosa “Reginella“, altra pietra miliare della canzone napoletana, e “Tu can un chiangne“.
Anche nei primi anni del ‘900 videro la luce diverse canzoni d’amore rimaste famose, come quella del 1918 di Armando Gill, “Come pioveva“.
Nel 1950 venne composta una delle canzoni napoletane più famose, “Malafemmena“. L’autore di questo capolavoro fu il grande Totò, che trasse ispirazione da una delusione sentimentale.In quel periodo, a cavallo degli anni ’50-’60, uno dei più popolari autori-cantanti fu Renato Carosone. Questo grande autore della canzone napoletana fu il primo a introdurre il jazz nella tradizione napoletana, con la scoppiettante “Tu vo fa l’americano“ e con “Maruzzella“.
Sempre negli stessi anni un altro grande autore e interprete fu Roberto Murolo.
Anche Domenico Modugno, pugliese di origine, e Riccardo Pazzaglia si sono cimentati nel genere della canzone napoletana. È del 1955 la canzone “Io mammeta e tu“.
Da segnalare, poi, il famosissimo Festival della canzone di Napoli, le cui edizioni di maggior successo furono quelle tra il 1952 e il 1970.
E proprio in questo festival, nel 1956 Aurelio Fierro trionfò con la canzone “Guaglione“.
Nel 1967 nacque la Nuova Compagnia di Canto Popolare, con Peppe Barra ed Eugenio Bennato, fratello di Eduardo.
Negli anni ’70 raccoglie uno strepitoso successo un giovane Massimo Ranieri, che interpreta la vecchia “U surdato ‘nnammurato“ del 1915.
Sempre negli anni ’70 vengono inserite “contaminazioni” rock nella canzone napoletana dal bravissimo sassofonista James Senese. È proprio da questa esperienza che proviene un altro grande autore partenopeo, Pino Daniele, grandissimo autore di numerosi successi tra cui “Napule è” e “Je so pazzo“.
Negli anni ’90 si impone all’attenzione il gruppo dagli Almamegretta, con una musica dai ritmi totalmente diversi da quelli classici della canzone napoletana, certificando lo strappo con l’antica tradizione.
Un’altra artista che raggiunse la fama in quegli anni fu Teresa De Sio, la cui musica era, invece, una moderna reinterpretazione della canzone tradizionale napoletana.
Nei primi anni ’90 Renzo Arbore fondò il gruppo musicale “Renzo Arbore e l’orchestra italiana” con lo scopo di rilanciare i vecchi classici della tradizione della musica napoletana.
Il filone melodico-popolare è stato portato avanti, negli ultimi 50 anni, prima da Mario Merola, poi da Nino D’Angelo e attualmente da Gigi d’Alessio.